giovedì 29 maggio 2014

M.Y.O.

Da 0 a 30.000 è come da 0 a 10 anni. Il motore si deve ancora aprire, formare. Cambia voce, ogni tanto incespica, ma non ha mai niente di serio. Non ha un graffio. Tenerezza lucente.
Da 30.000 a 60.000 è come da 10 a 20 anni. Instancabile, indomabile, completamente fuori dalle regole che ancora non ha imparato e forse mai imparerà. Aggressività fuori giri.
Da 60 a 90 è come da 20 a 30 anni. Si fa portare un po' da chiunque, ha voglia e ne vuole sempre, ma è un'età difficile, e il segreto è solo come l'hai "educata". Fascinosa ruggente.
Da 90 a 120 è come da 30 a 40 anni. Può darti soddisfazioni che non puoi trovare altrove. Devi ricordarti che non è più una ragazzina, ma punisce sempre chi la sottovaluta. Fierezza incontrollabile.
Da 120 a 150 è come da 40 a 50 anni. Il tempo segna. Qualche riga la si scopre ad ogni lavata, d'inverno potrebbe svegliarsi stanca, ed è felice perchè sa che la primavera è vicina. Irriducibile romantica.
Da 150 a 180 è come da 50 a 60 anni. Non tutte ci arrivano. Qualcuna si ammala troppo seriamente, e i meccanici fanno quello che possono. Ha attraversato ogni sentiero e merita sempre la precedenza. Truccata delicata.
Da 180 a 210 è come da 60 a 70 anni. Riconoscerla è quasi impossibile, "Ma dai! Non ha 200.000 km...." Non c'è cosa che non abbia fatto e che non rifarebbe, se solo quella sospensione non fosse tanto scarica... Ma al semaforo non è mai seconda a nessuna. Sognatrice esperta.
Da 210 a 240 è come da 70 a 80 anni. Le ripresone sembrano un sogno lontano, ma un sogno reale. Ogni tanto l'autoradio attacca la canzona giusta e... Non sempre lo scarico è pulito e il motore pronto... Affidabile complice.
Da 240 a 270 è come da 80 a 90 anni. La verità è che solo chi ha avuto un garage sulla testa ci arriva "sulle proprie gomme". Sono rare. Quasi mai più la più belle sulla passerella. Ma ha meravigliose sorprese sempre pronte nel cruscotto. Improbabili piaceri.
Da 270 a 300 è come da 90 a 100 anni. Non è per tutte le occasioni, e a volte non si sente di andare neanche a quelle richieste. Potrebbe raccontarne così tante, se solo riuscisse ancora a riproporlo sull'asfalto. Solitarie scontrose.
Dopo i 300.000 km non c'è più importanza nel numero, come dopo il secolo. Ogni giorno è un bel giorno. Ogni tanto qualche km si può fare, non mollerebbe mai fosse per lei, tanto i giri del totale possono girare all'infinito, e non importa quale sarà l'ultimo km, basta che i numeri girano, e che quel posteggio, l'ultimo, sia tra molti anni, ma soprattutto, tra molti km.

martedì 27 maggio 2014

TrueslaFalseurTrueslaFalseurT...................

E' vero che si nasce e si muore soli.
E' falso che la bellezza risiede nello scalare la vetta. E' da idioti crederci e assolutamente da masochisti! La bellezza può essere racchiusa nello scalare, ma decisamente se è solo lì hai sbagliato sport! Datti all'ippica!
E' vero che siamo gelosi dei nostri ricordi felici, senza non riusciamo più a produrne. Ma attenzione, la gelosia è, e sempre rimarrà l'arsenico dei sentimenti. E senza, sarebbe come vedere "Hanno incastrato Roger Rabbit!" in bianco e nero... Lasciamo perdere.
E' falso che tutti gli uomini sono liberi. Tutti hanno la libertà come assoluto diritto di nascita, ma il mondo, o a volte loro stessi, la negano. E poi, come animali addomesticati da millenni, in breve, perdono irrimediabilmente la capacità di vivere liberi. Si sacrificherebbero addirittura per la loro catena.
Più grido forte nella testa per sovrastare le voci, che come funi tirate allo stremo da un capo o dall'altro, dalla risposta o dalla domanda, più esse saccheggiano ogni sprazzo di lucidità. Razziano, calpestano e devastano qualunque ricordo, vicino o lontano. Ogni sorriso è una cascina bruciata, ogni risata un bestiame squartato, ogni carezza una scure abbassata su un cranio... 
In ogni ricordo spezzato rivisto, ho trovato un errore. Ogni ricordo perfetto non ha subito danni dai ferri dei cavalli o dai mortai. Sono stati spezzati, ma non è stato quello. Mi dicono che manipoliamo i ricordi per proteggerci. E' un processo inconscio, normalmente non crea casini, cerca di prevenirli anzi.
E' vero. I migliori illusionisti per noi siamo noi stessi. 
Ed è falso. Perché essere i migliori a volte non è sufficiente. A volte, neanche il migliore ce la fa.
Ho sempre guardato dritto negli occhi mentre sentenziavo che non mento mai.
E ora mi costringo a vomitare ogni giorno la bile di menzogne che ogni notte svuota la mente e si riversa nello stomaco.
Ma non so, visti tutti gli errori trovati, e riconosciuti, in tutti i ricordi. Non so, se anche adesso sto solo seguendo una nuova marionetta. Una nuova trovata, un nuovo show, in anteprima, per il singolare pubblico che stava per andar via. 
Ho imparato che se ti alzi e corri, illusione o no ti sei alzato e stai correndo. 
"Si ma devi alzarti seriamente!"
"Come si fa ad andare via da sè stessi senza andare via?"

lunedì 5 maggio 2014

Promemoria

Per me, che sembro essere l'unico che ancora non l'ha capito. E che sia chiaro a sto giro!
Il mondo gira e sembra che continui a prenderti per il culo? Corri i 100 in 7'', arrivi col fiatone, felice, e scopri che la fotocellula era spenta? Fai un trasloco senza una sbavatura e hai cannato destinazione? Fai la più bella azione sportiva della tua vita ma non sapevi che questa mattina hanno cambiato il regolamento?
Non puoi cambiarlo, sei solo una persona. Non puoi cambiare il mondo. Puoi solo imparare a fottertene!
E in culo anche ai santoni che rifilano credi e fedi.
Fottersene è l'unico salvagente. E io mi sono rotto i coglioni di andare a recuperare biglie a bambini capricciosi in fondo all'oceano. E ora piangi! O fottitene! Basta che non guardi me!
Detto questo a sto giro mi chiudo a riccio. Ho tre milioni di aculei che devo lisciare uno a uno, e sono tutti molto più importanti di qualunque altra cosa.
Per quanto mi riguarda, il mondo può bruciare per intero. Io ho bruciato il mio presente. Lo so. Solo è sarà difficile ammettermelo. Gandhi avrà anche celebrato la sua "Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo", e io ci ho creduto. Ho sbrindellato cuore e mente in questa crociata. E ora mi ritrovo con lo stomaco devastato, la testa sull'orlo della depressione e il corpo deperito nell'anima.
Ho combattuto troppo. Non è che non ne abbia più voglia o che voglia riposarmi. E' una litania che ho sentito e mi sono raccontato troppo a lungo. E' il momento di guardarsi allo specchio e dirlo chiaramente: "Hai sbagliato!" E so perfettamente quanto sia inutile e deleterio continuare. E' andato. Morto. Caputt'.
"O cambi capitolo o il ciglio lo oltrepasserai... Pensa ai tuoi cazzo di aculei per un po'..."
Se solo le estremità smettessero di tremare e l'aria mi riempisse i polmoni col suo insapore fresco e vitale... Se solo riuscissi a slegarmi da 'sta meteora che mi sta fiondando su una gigante blu... Ma ancora non l'ho ammesso a me stesso. Non voglio sentirlo, non ci voglio credere, o forse sto insistendo alla porta chiusa sbagliata. Come quasi sempre, non lo so. E non so bene a cosa credere, ma il salvagente è lì, lo guardo, e sto pensando che è come se avessi già allungato il braccio, solo che come il moccioso che impara a nuotare e non riesce a convincere la mano a levarsi dal muretto, la porto avanti, e la reimmergo, convinto che è l'ultima bracciata.
Col fiatone, tutti i muscoli allo spasimo. "E' solo l'ultima."
Con il mento spesso inabissato, con gli arti gelati dall'oceano e ustionati da colpi di tenacia ormai insensata. "E' solo l'ultima."
Con gli occhi fuori dalle orbite e le narici che bruciano per la salsedine. "E' solo l'ultima."
Con il ventre che rientra, stanco di combattere la pressione, con la pelle che si spacca e i denti che serrano il nulla. "E' solo l'ultima."
Col pensiero costante che la resa ucciderà comunque una parte di me. E quello che sopravviverà vivrà col terrore che mollato una volta, lo rifarò, e perciò non sarò mai più degno di fiducia.
Patetico.
Tutto questo è uno spettacolo patetico.
E non riesco a farlo smettere.

giovedì 1 maggio 2014

Fu(r)ture.

Ho sempre pensato d'esser io quello che partiva e andava, invece mi rendo conto d'esser diventato colui che assicura i collegamenti per chi va, senza mai lasciare il porto.